Il Messico è un paese che non può mancare nel bagaglio di ogni viaggiatore. Ci sta dentro la storia, la cultura, la natura in tutta la sua magnificenza e il mare dei Caraibi. I miei consigli di viaggio da Città del Messico alla Penisola dello Yucatan, passando per il Chiapas.
IMPRESSIONI: IN 15 GIORNI DI VIAGGIO
Secondo un proverbio messicano “È meglio sapere dove andare e non sapere come, che sapere come andare e non sapere dove.”
Il mio viaggio in Messico è iniziato un po’ così. Avevo tra le mani un biglietto Airfrance Milano Malpensa – Città del Messico, ma non avevo la benché minima idea da che parte cominciare per scoprire la lista infinita di meraviglie di questo paese. La capitale in ogni caso mi sembrava un’ottima base dalla quale cominciare la mia esperienza messicana e così è nato il mio programma di viaggio.
Questo è il mio itinerario e questa è la lista delle destinazioni, momenti, esperienze vissute in 2200 km e 15 giorni di innamoramento per questo paese così ricco di storia, cultura e bellezze naturali. Un itinerario vario che ha dato vita a mix quasi perfetto fra storia, cultura, natura e relax. Ripercorriamolo velocemente tappa per tappa.
Città del Messico:
la capitale messicana, CDMX, si racconta con 25 milioni di abitanti, 2400 m di quota e un intenso vissuto alle spalle. Il centro storico è caratterizzato da belle e ampie piazze come quella della Cattedrale e del Palacio de Belles Artes, grandi parchi (primo fra tutti il Chalputepec) murales e viali di ampio respiro.
Imperdibile a mio avviso un passaggio al Mirador Torre Latina, in pieno centro storico, inaugurato nel 1956. Con i suoi 182 m di altezza e 44 piani, una visita sulla sommità rende un’idea dell’estensione della città e ne evidenzia i contrasti vecchio vs. nuovo. Il biglietto è un po’ caro, almeno per gli standard messicani, ma ne vale la pena.
Teotihuacan:
50 km circa a nordovest della capitale messicana è forse il sito archeologico più affascinante del paese per dimensioni e carica misteriosa. La civiltà che visse qui e a cui si deve la costruzione dei suoi imponenti templi infatti non ha a che fare con nessuna delle civiltà pre-ispaniche maggiormente conosciute. Così che quando gli Atzechi giunsero al sito, non potendo credere che questa realtà fosse frutto del lavoro umano, dichiararono che fosse opera degli dei. Da qui il nome di Teotihuacan, “Cittá degli Dei”.
Severo e solenne il Viale dei Morti che si estende ancora oggi per almeno 2,5 km è oggi passerella per migliaia di turisti che accorrono numerosi da tutto il mondo e si disperdono nell’ampio sito.
Il Tempio del Sol con i suoi 274 scalini e un perimetro di poco inferiore ai 900 m, rappresenta la costruzione più importante dell’epoca pre-colombiana, seconda solo alle piramidi di Giza. La sua piramide guarda il tramonto verso l’orizzonte e segue la linea della montagna se osservato dal vicino e altrettanto imperdibile Tempio della Luna.
Canyon del Sumidero:
siamo nello stato del Chiapas, uno degli stati più poveri del Messico e al tempo stesso piú ricchi a livello di biodiversità. Questa regione presenta infatti montagne, fiumi selvaggi, foreste vergini e canyon, come quello del Sumidero.
È possibile ammirare il Canyon in questione dai suoi 5 punti panoramici, miradores, in un comodo tour on the road. Il percorso si rivela una sorta di “miradores safari” per 17 km fra le montagne che dominano Tuxtla. Los Chiapa è senza dubbio il più spettacolare.
È possibile oltretutto visitare il canyon più a stretto contatto con le sue acque e le numerose creature che vi abitano (coccodrilli, scimmie, aironi), ricorrendo ad uno dei tanti tour organizzati in “lancia” dal porticciolo di Cahuaré o di Chiapa del Corzo. I tour hanno la durata di 2 ore circa per una cifra di 235 pesos a persona. Da non perdere.
San Cristobal de las Casas:
è un gioiello coloniale incastonato fra le montagne del Chiapas. La sua nascita si deve al Capitano Diego de Mazariegos e il 1528 è l’anno della sua fondazione. I colori dei mercati e delle vie del centro conquistano tutti, soprattutto francesi e italiani che qui trovano un piccolo mondo protetto e rilassato dove fermarsi qualche tempo, se non addirittura per la vita.
Siamo ad alta quota (2120 mslm), circondati da foreste di pini, quindi la sera fa freddo e una bella felpa calda è d’obbligo ma di giorno il clima si scalda e San Cristobal dà il meglio di sé. I mercati da non perdere sono principalmente due: il mercato ortofrutticolo di José Castillo Tielemans e quello dei prodotti artigianali attorno all’Iglesia de Santo Domingo con stoffe, pietre, amache, pelletteria. Di tutto un po’.
Calle Real de Guadalupe è un’altra delle vie dello shopping, ricca di ristorantini da testare almeno una volta nel corso di un soggiorno in città.
Palenque:
già arrivare sin qui è stata un’impresa, costretti da una deviazione fino a Villahermosa, che ci è costata circa 3 ore in più, causa manifestazione lungo via. Non solo, un brutto virus intestinale mi ha messa ko, senza riuscire a dissuadermi dal visitare questo sito archeologico maya immerso nella giungla. E che sia immerso nella giungla è proprio il caso di dirlo, considerando che i palazzi e templi riportati alla luce dagli archeologi sono solo il 10% di quello che si nasconde lá sotto la natura, inghiottito nel verde abbagliante della foresta tropicale. Lo spettacolo è unico al mondo.
Palenque raggiunse il suo momento di massimo splendore fra il 600 e l’800 d.c. Allora Palenque si estendeva per 65 kmq e, a confronto, quello che si riesce a visitare oggi è niente. All’idolatrato capo di questa civiltà, Pacal il Grande, vissuto tra il 615 e il 683 è dedicata una tomba all’interno del Tempio delle Iscrizioni. In essa erano conservate pietre preziose, gioielli, maschere e altri oggetti di altissimo valore storico. Un vero e proprio tesoro a partire dal suo sarcofago in pietra. Una sua riproduzione può essere ammirata nel museo all’interno del sito.
Campeche:
è la più antica città coloniale della penisola dello Yucatan (datata 1540). Capitale dell’omonimo stato, Campeche si distingue per un clima rilassato, un piacevole lungomare che si accende al tramonto e un centro puntellato di edifici storici dai toni pastello. Non solo, è l’unica città coloniale in cui sopravvive interamente la cerchia muraria e i fortini volti alla protezione dall’attacco dei pirati. Una passeggiata nel suo centro storico è un viaggio indietro nel tempo in una tavolozza di colore e fascino tutto coloniale.
Uxmal:
la volontà premeditata di evitare il sito archeologico di Chichen Itza, divenuto negli ultimi anni troppo turistico e sempre più affollato, ci ha fatti finire qui e Uxmal ci ha ricompensato in tutta la sua magnificenza. Questo sito, dichiarato Patrimonio dell’Umanitá dall’Unesco, vanta fra le altre cose la Piramide del Aldivino (trad. dell’Indovino), che con la sua pianta a forma ovale è unica nel panorama maya yucateco. Altro simbolo della città di Uxmal é il Dio della pioggia Chaac, le cui raffigurazioni troneggiano numerose sia nel Quadrilatero delle monache che sulla facciata del Palazzo del Governatore, alcuni fra i meglio conservati elementi del sito archeologico.
Rio Lagartos:
è stata una piacevole scoperta. La sua riserva si estende per 80 km ad est dell’omonimo porticciolo dove partono le escursioni. Il parco è il regno di fenicotteri, aironi e molti altri tipi di uccelli che qui vengono a nidificare fra le mangrovie o più semplicemente a nutrirsi data la presenza dell’artemisia salina di cui i pennuti rosa sono golosi.
Le piccole lance che partono dal porto non prevedono soltanto il birdwatching ma anche una visita delle vicine saline rosa e una “seduta” di fanghi naturali, che per un po’ lascerà testimonianza dell’escursione sulla vostra pelle.
Cenotes di Valladolid:
lo Yucatan appare come un gruviera se osservato dall’alto. Nel corso del tempo i fiumi sotterranei che caratterizzano la regione hanno eroso la pietra calcarea in superficie, restituendo al paesaggio una moltitudine di buchi nel sottosuolo che oggi si presentano come perfette piscine naturali gestite dalle comunità locali.
Nella zona di Valladolid, a metà strada fra Merida e Cancun, se ne contano numerosi (fra questi Dzitnup, Choo-ha e Tankach-ha quest’ultimo è dotato addirittura di trampolini).
Sopra alcuni cenote sorgono addirittura accoglienti strutture alberghiere (v. sotto), cui far tappa per partire alla scoperta di queste, come di altre bellezze naturali fra le quali la Riserva di Rio Lagartos.
Tulum:
data la fama che la precede, Tulum è la destinazione che non manca mai negli itinerari di viaggio di americani ed europei in genere. Il risultato è un mix fra un affollato sito archeologico lungo la costa e un’inflazionata località di mare dove affacciano numerosi boutique hotel spenna turisti. Ancora non ho onestamente capito se vale la pena visitarla, forse vale più la pena un’escursione a Sian Ka’an a sud della città, la riserva naturale più grande dei Caraibi messicani, con un’estensione di 500.000 ettari. Il parco ospita oltre 300 specie di uccelli e altre specie animali a metà fra la foresta tropicale e quella di mangrovia che abbraccia la laguna.
Isla Mujeres:
è forse l’unica destinazione che cancellerei dal mio itinerario perché “ubriaca” di turismo, bagnanti e golf car guidate senza meta. Certo le sue spiagge e il turchese delle sue acque non passano inosservati, però è davvero tutto qui. L’isola si allunga per 7 km come una striscia sottile di terra per 750 m nel punto massimo di larghezza. L’Avenida Hidalgo in pieno centro, vicino a Playa Norte, è la via dello shopping che ripropone per lo più negozi di souvenir già visti nel resto del paese e ristorantini turistici. Al sud nei pressi di Punta Sur, si respira decisamente un’aria più rilassata e sembra sia lo scorcio migliore dell’isola per restare ad ammirare l’alba.
Il Garrafon de Castilla è una sorta di stabilimento più o meno attrezzato, a portata di tutte le tasche e garantisce la possibilità di praticare snorkeling (tempo permettendo) in cambio di pochi euro.
Isla Blanca:
è un’oasi di pace scampata dal sovraffollamento di Cancun, ma appena a 20 minuti di distanza dalla trafficata città yucateca. Paradiso per i kitesurfer, qui si viene da tutto il Messicoper praticare kite in tutta sicurezza grazie alla laguna salata che si estende per diversi chilometri battuta da un vento caldo che spira in tutte le direzioni. Unico vero svantaggio di questo angolo indisturbato di Messico è l’assoluta mancanza di strutture turistiche che comporta la necessità di uno spostamento nella vicina Cancun anche solo per una cena. Chiedete informazioni e consigli alla vostra scuola di kitesurf di fiducia facendo molto attenzione all’organizzazione di spostamenti e sistemazione alberghiera.
CUCINA: ESPLOSIONE DI SAPORI
Il Messico è un paese da assaporare. Non c’è un angolo di strada che non esali profumo di fornelli all’opera, carne alla griglia e soffritto di cipolla fin dal primo mattino. Qui la colazione (desajuno) è a base di uova, fagioli (frijoles), formaggio (queso) e chi più ne ha più ne metta. Il resto dei pasti della giornata è tutto in salita. Il pranzo, ricchissimo, viene servito normalmente più tardi che in Italia, fra le 14.00 e le 17.00 e la cena pure non scherza. In ogni caso a tavola non mancheranno mai: nachos, tacos, lime così come salsa piccante rossa e i tradizionali peperoncini verdi (jalapeño) per regalare un intenso tocco di sapore a tutti i piatti.
Ecco una breve lista dei ristoranti migliori incontrati dal mio palato:
Fondafina (CDMX):
per un ristorante messicano gourmet a Città del Messico c’è Fondafina (http://www.fondafina.com.mx/), nel quartiere alternativo-chic di Colonia Roma. I prezzi sono come quelli italiani ma qui si mangia come re, il servizio è impeccabile, i piatti curati e i sapori mirabilmente shakerati fra loro.
Frontera Artisan Food & Coffee (San Cristobal de las Casas):
è Il caffé per definizione in città, all’indirizzo Avenida Belisario Domínguez 35. La struttura coloniale si apre su un bel cortile fiorito dove turisti e non si attardano fino a confluire nella birreria che si affaccia a sua volta sul grazioso patio. L’atmosfera è intima e informale ma il servizio è curato nei minimi particolari.
Pickled Onion (Santa Elena):
il Pickled Onion (http://www.thepickledonionyucatan.com/) nei pressi di Uxmal è un tradizionale ristorante messicano senza pretese, ma che non delude mai. Sará per la calda atmosfera del terrazzo, per la velocità del servizio o per le più autentiche proposte locali. Fatto sta che qui è un’istituzione. Ottimo il piatto vegetariano e utile la possibilità del lunch box per il pranzo, prima di partire per una nuova avventura giornaliera.
Charly Vegan Tacos (Tulum):
questo chiosco ha i prezzi che rasentano quelli di un ristorante di livello per gli standard messicani, ma i suoi piatti valgono la spesa. Il team è giovane e i piatti sono freschi e leggeri. Ci sono i piatti della tradizione e rivisitazioni vegane. Le tacos? Le più buone che abbia mai mangiato durante il mio soggiorno messicano (https://www.charlysvegantacos.com/).
Pita Amor (Isla Mujeres):
è “the place to be” per un pasto veloce e gustoso. Il nome lo racconta da solo. Qui si cucinano le famose pita arricchite di carne, pesce, verdure, a voi la scelta. Marco saprà guidarvi con la cortesia propria del popolo messicano in un viaggio di sapori e, se gradirete, sará a disposizione per qualche consiglio utile per vivere al meglio l’isola. https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g150810-d1847329-Reviews-Pita_Amore_Isla_Mujeres-Isla_Mujeres_Yucatan_Peninsula.html
Olivia (sempre Isla Mujeres):
è il tempio dei sapori israeliani, marocchini, turchi ed ellenici, con qualche studiata rivisitazione per incontrare i palati delle migliaia di turisti che ogni anno popolano l’isola. Situato in una traversa della trafficata Avenida Hidalgo, questo ristorante è comunque un rifugio intimo e appartato dall’atmosfera romantica e tropicale. Di buona qualità anche i vini proposti e piacevolissimo il servizio offerto, per una cenetta a lume di candela https://www.olivia-isla-mujeres.com/.
INCONTRI: LE SCIMMIE URLATRICI
È un ordinario caldo pomeriggio nella foresta nei pressi di Palenque. Alloggiamo in una modesta capanna (cabana) nella giungla, trovata su Airbnb, e il silenzio della nostra siesta caldo-umida è interrotto da ruggiti che squarciano il silenzio. Non sono giaguari, bensì chiassosissime scimmie urlatrici che in questa fitta giungla tropicale hanno trovato casa, intrattenendo i fortunati visitatori del vicino sito archeologico.
Dapprima nessun esemplare in vista, mentre la foresta continua ad essere scossa da richiami assordanti e sempre più ravvicinati. Poi poco a poco si fa avanti una famiglia allargata, o quella che potrebbe sembrare una famiglia allargata. C’è anche un piccolino che gioca con la mamma, la coda e le vicine foglie. Gli esemplari che la compongono non sono così piazzati da poter giustificare il fragore assordante che questi esseri sono capaci di produrre, eppure è tutto vero ed è tutto davanti ai nostri occhi.
Le scimmie urlatrici sono fra i primati più pigri del Pianeta, passano circa l’80% del tempo in stato di inattività, il resto è dedicato all’approvvigionamento del cibo (per lo più foglie) e alla difesa del territorio. Come? Con richiami udibili fino a 5 km.
GUIDA ALL’USO: VOLO E SPOSTAMENTI
Air France
Air France vola su Città del Messico a partire da 685€ (tariffe disponibili online) da Roma e Milano con un comodo scalo a Parigi Charles de Gaulle: http://www.airfrance.it/cgi-bin/AF/IT/it/common/home/voli/biglietto-aereo.do
A Città del Messico ci si sposta con la comoda e convenientissima linea metropolitana (una corsa costa 5 pesos, l’equivalente dei nostri 25 cent. di euro) oppure ricorrendo a Uber (più consigliati e puntuali degli stessi taxi). Mentre è da evitare il noleggio di una macchina in città; è difficile avere a che fare con il traffico e la guida locale.
Le stesse regole di viaggio di CDMX valgono per Cancun, ad eccezione della linea metropolitana. Mentre nel resto del paese risulta comodo e pratico noleggiare un’auto, soprattutto se si vuole essere indipendenti nelle fermate, come nel nostro caso.
Se optate per questa soluzione, state attenti alle “topes”, detta in italiano, “dossi”, a volte mal segnalati e pericolosi, rischierebbero talvolta di farvi distruggere la macchina.
Per chi invece preferisse affidarsi alla guida di un autista è possibile affidarsi alla compagnia di trasporti ADO, comoda e sicura (occhio solo all’aria condizionata a bordo, c’è da tenere a portata di mano una sciarpa se non ci si vuole ammalare).
Per i grandi spostamenti interni fra CDMX, Cancun e le altre maggiori città incontrate lungo il percorso, è possibile scegliere uno dei voli di collegamento operati dalle compagnie nazionali come l’Interjet o Vivaaerobus. Convenienti e frequenti, magari ecco, non sempre puntuali!
HOTEL: I MIEI PREFERITI
Casa de los Corazones (San Cristobal de las Casas)
Quando si dice che i francesi hanno quel tocco che fa la differenza non ci si sbaglia. Questa struttura silenziosa e appartata ma a brevissima distanza dal vivace centro storico cittadino è l’ideale per partire alla scoperta della città di San Cristobal. Tutto merito di Diego, un francese che qui ha deciso di stabilirsi creando una struttura a metà strada fra lo stile coloniale e quello tipico della delicata Provenza http://abnb.me/EVmg/Uca9BzBGvC
Eco Hotel Nueva Altia (Santa Elena, Uxmal)
A breve distanza da Uxmal troviamo questa struttura immersa nel verde e nel concerto della natura. Non ha niente a che vedere con i maxi resort dove arrivano a turno pullman di grandi dimensioni in prossimità del sito archeologico. L’hotel è appunto eco, che è già una rarità per il Messico, con pannelli solari e personale cortese come Umberto, che ha speso svariati minuti del suo tempo per raccontarci della cultura maya e del territorio. I lodge sono puliti, dotati di wifi e comode amache dove rilassarsi ascoltando la natura (http://nuevaaltia.com/).
Casa Mango (Macario Gomez, Tulum)
Adone e Angelica sono una coppia di italiani che vive in Messico. Qualche anno fa l’idea di costruirsi un piccolo mondo tutto per loro dove ospitare i tanti turisti in fuga dal caos, immerso nel verde, e a soli 15 km da Tulum. Nasce così Casa Mango.
Il successo di questa struttura? La riservatezza, la cura degli spazi in cui ricorrono materiali naturali, l’ottima cucina (italiana) di Angelica e i consigli spassionati di Adone. Le recensioni parlano chiaro (https://www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g150813-d6733241-Reviews-Casa_Mango-Tulum_Yucatan_Peninsula.html).
Zeptik Project (Valladolid)
Avete già provato l’emozione di un tuffo in un cenote? Bene. Ma l’idea di avere una grotta tutta per voi in cui immergersi e rilassarvi? Lo Zeptik Project è un hotel in stile tutto messicano, con particolari tocchi d’arte fra murales, giardini pensili e un cenote tutto per voi 24/7. http://hotel-zentik-project-valladolid.hotelmix.it/
IN VALIGIA: UN TRIPUDIO DI COLORE
Se amate i colori e non potete rinunciare ad un autentico shopping artigianale. Fate spazio in valigia per i mercati di San Cristobal de Las Casas: amache, stoffe colorate, accessori in cuoio, gioielli in ambra, acchiappa sogni, abiti tradizionali e molto altro ancora si materializzerà davanti ai vostri occhi meglio di come avrete immaginato e a prezzi interessanti (necessariamente da trattare).
Io ho portato una valigia di scorta ripiegata nel bagaglio in stiva e non mi sono pentita. Lo spazio del borsone è bastato a malapena a contenere tutti i prodotti artigianali acquistati qui.
Infine, in chiusura del vostro viaggio, assicuratevi di passare in farmacia a comprare un antiparassitario. Un antiparassitario? Sì avete capito bene. Sono solo 2 pastigliette che vi permetteranno di fare pulizia nel vostro intestino. Carne e pesce infatti in Messico sono a rischio e se non volete riportarvi a casa indesiderati inquilini è meglio prevenire. Soprattutto se si è stati soggetti a sgradevoli episodi come il mio. Pare che la Maledizione di Montezuma esista davvero!
LIBRI E FILM: FRIDA KAHLO
Che la si ami o meno, Frida Kahlo è la prima icona femminile del Messico. Opere e pensieri sono sparsi in tutto il paese, dai souvenir ai musei, ma anche in luoghi di pubblico interesse. Per questo il mio consiglio prima di un viaggio in Messico è: leggete una buona guida di viaggio, magari una Lonely (che nel caso del Messico è enciclopedica), e familiarizzate con la storia di Frida Kahlo. La frase celebre che meglio la rappresenta? “Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere.”
Il film del 2002, diretto da Julie Taymor, offre un quadro chiaro ed efficace della situazione messicana nella prima metà del Novecento e della sua storia.. Sublime l’interpretazione di Salma Hayek, perfettamente calata nella tragica parte della pittrice, e riuscitissima l’idea di far vivere le opere di Frida che si animano in relazione al vissuto dell’artista. Da vedere e forse rivedere.