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ISLANDA: VIAGGIO D’ESTATE FRA SOLITUDINE E NATURA

Un’isola dove non conoscono il significato di cognome, dove si narrano racconti di fate e creature leggendarie, dove il sottosuolo “parla” e l’acqua gela portando con sé millenni di storia nella sua morsa azzurra. Che l’Islanda sia l’isola che non c’è? Forse… Io sono andata fino a cavallo fra il 64° e  66° parallelo per scoprirlo.

IMPRESSIONI: FRA GHIACCIO, FUOCO E ARCOBALENI

L’Islanda è un luogo dove la natura è presente in tutte le sue forme ed espressioni: dalle scogliere a picco sul mare, ai vulcani, dalle distese di muschi e licheni a perdita d’occhio ai ghiacciai azzurri e sublimi. Non è ancora tempo per vedere volteggiare l’aurora boreale in cielo quindi, la ragione per la quale siamo arrivati sino in Islanda, è l’Islanda stessa, nelle sue mille altre sfumature.

L’Islanda è “variamente” bella, forse perché ha sempre quell’aria di ingenua solitudine o forse perché dietro ad ogni montagna si cela un cambiamento che non ti aspetti, quel che è certo è che è ancora più bella quando nella sua atmosfera remota ti ci cali di persona e non ti accontenti della cartolina.

PANORAMI DEL VATNAJOKULL 3945

Decidiamo quindi di partire per dieci giorni di avventura da spalmare su 10 tappe a bordo di una nuovissima KIA Sportage, rossa come l’incandescenza vulcanica, noleggiata con la compagnia locale Lagoon Car Rental (https://lagooncarrental.is/). In mano una guida e nel bagaglio un paio di sacchi a pelo, due/tre cambi anti-pioggia, kit foto/video. Poco di più.

Voliamo diretti su Reykjavík con la compagnia islandese Wow Air, che parla di un “effetto wow” garantito. In realtà una bella perturbazione ci attende nella capitale, ma il tempo sembra sia destinato a migliorare e la regione settentrionale ci aspetta. Imbocchiamo dunque la Hringvegur o Route 1, la strada ad anello che collega tutta l’isola, per oltre 1300 km, e ci spingiamo verso la prima tappa di questa avventura, Hvammstangi (1), il regno della foca grigia. Il Visitor Center del paese offre preziose indicazioni su dove avvistare questi simpatici animali, ma noi tentiamo la sorte da soli e, sebbene la prima cosa che riusciamo ad avvistare sia in realtà un faro, qualche chilometro più avanti ci imbattiamo anche in alcuni esemplari che si riposano placidamente nella frastagliata costa.

La seconda tappa del nostro viaggio si trova sempre a nord ed è la baia di Húsavík (2), dove troviamo anche una comoda e appartata soluzione per la nostra notte in tenda nella sua spiaggia nera.

AVVISTAMENTO NORTH SAILING 1Siamo giunti sino a qui perché le balene, in questa baia, sono di casa. Vengono tutti gli anni, di rientro dalle acque più calde, affamate e in cerca di plancton e krill (si nutrono di circa 1 tonnellata di questi minuscoli esseri ogni giorno). Se ne avvistano numerose da aprile ad agosto, soprattutto megattere, come abbiamo incontrato noi con North Sailing http://www.northsailing.is/home/, a bordo di un vecchio veliero in legno restaurato. La compagnia offre diverse opzioni di varia durata tutte nel rispetto della natura e a basso impatto ambientale. Noi scegliamo la formula 4 ore alla ricerca di balene e di puffins, la famosa pulcinella di mare. In merito a quest’ultima siamo poco fortunati purtroppo perché proprio a metà agosto queste iniziano a migrare verso il mare aperto e riusciamo a scorgere da lontano solo le ritardatarie, ma quanto a balene, ragazzi miei sembra di stare in uno zoo marino a cielo aperto! Ne avvistiamo a decine che emergono per respirare e sinuosamente scompaiono in profondità salutandoci con la coda. Ad ogni spruzzo a pelo d’acqua, un tuffo al cuore…

TRAMONTO A MYVATNIl giorno seguente ci aspetta la regione lunare di Myvatn (3), le foto giuro non rendono giustizia, mancano d’atmosfera, di pace, di colore che ti avvolge. Un paesaggio così lunare che pare, per addestramento, sia passato in questa regione anche l’equipaggio dell’Apollo 11, spedito direttamente dalla NASA. La cascata di Godafoss, il vulcano di Kafla (che ormai ospita un lago azzurro all’interno del suo cratere), Namafjall con le sue fumarole dal cuore della terra, la Grjotagja e i bagni termali di Myvatn sono solo una cornice che si srotola attorno all’omonimo lago, situato nel cuore del territorio, che varrebbe da sé un viaggio in Islanda.

Il tempo vola e in poco tempo ci ritroviamo già nei fiordi orientali, passato il giro di boa. Metà della Route 1 è già alle nostre spalle. Ci avventuriamo dunque verso est, dove ad accoglierci c’è subito una pittoresca chiesa dell’epoca vichinga in torba (fedelmente restaurata nel 2001): Geirsstaðakirkja.

CHIESA VIKINGAAppare lungo il nostro percorso quasi fosse un miraggio. Entriamo in silenzio quasi a non volerla disturbare, al suo interno nessuno, nient’altro che noi (e un guest-book piazzato direttamente sull’altare, a testimonianza che qualcuno da queste parti è pur passato). Fuori si sentono pecore belare in lontananza. È un ritratto perfetto di questa parte d’Islanda: inalterata, solitaria e silenziosa, proprio come quella che troviamo a Borgarfjördur Eystri (4) dove passeremo la notte presso la Blábjörg Guesthouse. Borgarfjordur Eystri è un piccolo villaggio di pescatori disperso fra i fiordi orientali e raggiungibile con una deviazione di 70 km dalla Hringvegur, meno conosciuto del vicino Seydisfjördur ma non meno affascinante per atmosfera, posizione e architettura. Non foss’altro che a Seydisfjördur arrivano i traghetti dall’Europa e a Borgarfjördur Eystri gli elfi e la pulcinella di mare.

Giusto il tempo di condividere una pasta con degli italiani di Bologna incontrati nella nostra guesthouse e di ammirare un tramonto infuocato, che il giorno dopo è già tempo di ripartire sotto una pioggia fitta e inesorabile. A quanto pare in Islanda non vale il detto “Rosso di sera, bel tempo si spera”. Ci aspetta quindi un lungo spostamento sotto la pioggia percorrendo tutta la costa orientale, che decidiamo ahimé di bypassare veloci. Arriviamo al Jökulsárlón Glacier Lagoon (5) nel pomeriggio, dopo una sosta veloce a Höfn per fare rifornimento e gustare un pranzo a base di scampi. Siamo nel sud dell’Islanda e sembra già di essere approdati in un altro pianeta!

GLACIER LAGOONLa laguna, con i suoi iceberg galleggianti, appare di fronte a noi come un miraggio. Jökulsárlón è il frutto del distaccamento del ghiaccio da una delle propaggini del Vatnajökull, la calotta glaciale più grande d’Europa, che visiteremo anche nei giorni a venire partendo da Skaftafell (6), campeggiando nelle vicinanze. È da qui che si diramano infatti numerosi percorsi di trekking variamente impegnativi che sorridenti giovani al visitor center saranno ben lieti di illustrarvi. Ma se chiudo gli occhi, vorrei trovarmi ancora tra Vik e Dyrhólaey (7), dove la spiaggia nera, le scogliere a picco con stormi di pulcinella di mare e il celebre faro, rappresentano il ricordo più vivido di questa avventura islandese.

La nostra scoperta del sud dell’Islanda si srotola veloce davanti a noi proseguendo sempre fra calotte glaciali e ranch fino ad arrivare alle cascate forse più fotografate d’Islanda: Skogafoss e Seljalandsfoss (8). Della prima conserveremo un piacevole ricordo eccezion fatta per i numerosi gabbiani che qui hanno nidificato e difendevano a spada tratta il loro territorio cercando di abbattere il nostro drone. Della seconda, visitata alle ultime luci del giorno, custodiremo un ricordo indelebile. Ho già detto che i tramonti in Islanda sono infiniti e indimenticabili? Hanno quel senso di natura profonda che ricorda quasi la savana in Africa.

MICHELA E I CAVALLI ISLANDESIAbbandonando per un attimo la Route 1, resta ancora il cosiddetto Circolo d’Oro, prima che il nostro viaggio possa dirsi concluso. Siamo sempre più vicini a Reykjavik e qui troviamo una processione di pullman turistici che intraprendono escursioni in giornata dalla capitale. La regione è così affollata dai visitatori che troviamo Geysir quasi deludente (oramai è rimasto solo il soffione Strokkur a far compagnia ai turisti ogni 6 minuti circa). A Gullfoss (9) troviamo invece più facilmente la nostra dimensione arrivando dall’altra parte del canyon affollato (oramai i turisti sembrano quasi farci paura) grazie ad un trekking facile. Meraviglia: davanti a noi si perde il conto degli arcobaleni.

Ultimo giorno a Reykjavik (10), letteralmente “Baia Fumante”, e siamo sfortunatamente all’ultima tappa del nostro tour. Sarebbero tante le cose da vedersi fra il porto, l’Harpa, i musei e le vie del centro fino alla Hallgrímskirkja, ma noi siamo rapiti piuttosto dal grande evento che ha luogo proprio oggi nella capitale. Trattasi del Festival della Cultura, un’occasione da non perdere giunta ormai alla 18sima edizione con musica, spettacoli all’aperto, e molte altre occasioni per brindare e fare festa, ma soprattutto tanta, tantissima gente per le strade. Ecco dove sono finiti tutti i 300.000 islandesi!

I fuochi d’artificio davanti all’Arnarholl chiudono il cerchio di questa nostra esperienza augurandoci l’arrivederci. Siamo giunti dunque al termine di dieci giorni vissuti tutti d’un fiato che ci hanno insegnato a voler ancora più bene alla nostra natura, ad apprezzare la solitudine e a innamorarci di questo paese.

INCONTRI: ALLA RICERCA DELLA PULCINELLA PERDUTA

Avvistare le balene in Islanda è facile, il mio consiglio è puntare dritto verso Húsavík, nel nord dell’isola, e prenotare un boat trip con la North Sailing (http://northsailing.is/home/) compagnia attenta al turismo responsabile, come ho accennato poco sopra, meglio se a bordo di un’imbarcazione storica, per rivivere un’atmosfera d’altri tempi. La possibilità di avvistamento delle megattere è data al 95%.

Avvistare una pulcinella di mare o un “lundi” (come viene chiamata dagli islandesi), invece si è dimostrato tutt’altro che facile. Un po’ perché è velocissima e sfuggente, ma anche e soprattutto perché è migratoria e quando dice di andarsene se ne va e basta (arrivano fra maggio e giugno e migrano verso il mare aperto intorno al 15 di agosto, puntualissime!).

PUFFIN A DYRHOLAEYConsiderando poi che l’isola ha quasi 5000 km di coste, non mancano certo scogliere dove nidificare, quindi ci impegnamo col bird watching. Le guide ci hanno indicato puntualmente quali fossero le aree che registrano la maggiore concentrazione di questi simpatici volatili: Puffin Island nei pressi di Húsavík, la baia di Borgarfjördur Eystri e le isole Vestmann. Probabilmente gli era sfuggito o ci era sfuggito un piccolo particolare: la colonia di Dyrhólaey con migliaia di esemplari ai piedi del grazioso faro bianco e rosso, addirittura a pochi metri dal parcheggio. Avete capito bene, a pochi passi da dove parcheggerete la macchina! Reduci da avvistamenti sporadici e fuggitivi al nord è qui che abbiamo potuto finalmente dar sfogo alla nostra vena fotografica lasciando le nostre macchine scattare all’impazzata. Siamo stati almeno una mezz’ora ad osservare le pulcinella, con le sue simpatiche espressioni e i loro goffi atterraggi mentre andavano e venivano dal mare, con gli occhi lacrimanti forse per il vento forte, forse per la grande commozione…

CUCINA: DICIAMO NO ALLE BALENE A TAVOLA

Per un vegetariano (come me) non sarà troppo facile trovare ampia scelta di piatti, soprattutto se si vuole attingere alla cucina tradizionale islandese fatta di stufati e zuppe di terra (con agnello e anatra) e di mare. Vero è che Reykjavík offre numerosi ristoranti e alternative di livello (ma occhio al portafoglio). L’importante è non farsi convincere a provare la balena, per la cui caccia l’Islanda è tristemente nota, ma che alimenta per lo più le bocche dei turisti (il 75% degli islandesi non la toccano nemmeno).

In compenso, per tutti, c’è lo Skyr, un formaggio fresco nonché una sorta di jogurt denso che accompagna gli islandesi fin dal mattino, particolarmente apprezzato anche da tutti i visitatori e da chi ha voglia di uno spuntino fresco, senza lasciarci qualche decina di euro.

Promosso a pieni voti il Gamli Baukur http://www.gamlibaukur.is/home/ a Húsavík con pesce fresco e piatti rivisitati con gusto, il tutto servito in una sorta di baita di mare. C’era persino il tiramisù allo Skyr! Il prezzo medio per un pasto si aggira intorno ai 30/40 euro a persona.
Tappa imperdibile per i golosi del sud è invece: Pakkhus http://www.pakkhus.is, il ristorante tradizionale di Höfn, anch’esso direttamente sul porto. Promosso per l’ambiente, racchiuso nel caldo del legno e per la selezione di piatti tutti tradizionalissimi (non perdetevi le “langoustine”, gli scampi, che qui sono davvero freschi e assolutamente selvaggi). Ahimè i prezzi medi per un pasto sono sempre sui 40/50 euro, ma così è l’Islanda!

 
 

GUIDA ALL’USO: HOTEL, CAMPER O TENDA? TENDA

Un viaggio in Islanda non è un viaggio economico, come ho già velatamente accennato. Si può dunque decidere di vivere l’Islanda in molti modi diversi ma il mio consiglio è uno, soprattutto se si viaggia d’estate con prezzi alle stelle (i prezzi per una doppia schizzano fino a 400/500 euro per notte) e ridotta disponibilità: prenotate una o due strutture alberghiere cuscinetto e per il resto tenda (non prendo neanche in considerazione il camper perché anch’esso troppo caro). Il wild camping in Islanda è selvaggio, talvolta estremo, ma pur sempre a strettissimo contatto con la natura. Inoltre è possibile allestire una tenda per una notte pressoché ovunque eccezion fatta per i parchi per i quali si applicano restrizioni. Per questo il sito dell’agenzia che opera per il Ministero dell’Ambiente ha predisposto un elenco di divieti, non mancheranno in questi casi comodi camping nelle vicinanze.

Ecco dunque qualche indirizzo da salvare in agenda se intendete come me avventurarvi in Islanda.
Se cercate un hotel nella zona dei fiordi orientali non perdete la Blábjörg Guesthouse http://www.blabjorg.com/, un’ex fabbrica di pesce riconvertita a struttura ricettiva con 11 camere, una cucina comune e piscine all’aperto, vasca idromassaggio, sauna e un piccolo centro benessere. La struttura è aperta tutto l’anno e offre camere a partire da 85 euro circa per una doppia con il bagno in comune. Uno dei pochi prezzi onesti che abbia trovato nel mio tour islandese! Il tutto nell’incantesimo della “terra degli elfi” e della pulcinella di mare. Chiedete ai proprietari dove trovare i punti di avvistamento nella baia.

Se invece cercate un campeggio che offra un’indimenticabile esperienza da condividere, sulle rive del Lago Myvatn troverete Bjarg: una dolce collina verde che scende fino a esser bagnata dalle acque con comodi tavoli da picnic e le anatre che verranno a farvi compagnia. Il pezzo forte? Un lungo lavandino all’aperto, dove lavarsi i denti, vista lago.

Altro campeggio da non perdere è l’Hamragarðar, a poco meno di 1 km da Seljalandsfoss, sotto la più piccola cascata nascosta di Gljúfrabúiquasi, dove è possibile dormire con il rumore dell’acqua di sottofondo. Il campeggio presenta anche una comoda cucina comune, servizi attrezzati e un café sempre aperto.

Infine un ultimo indirizzo da salvare nel Circolo d’Islanda. A breve distanza da Geysir, immerso nella campagna fra ranch e paesaggi lunari troviamo l’Ice Blue Lodge http://www.iceblue.is/iceblue_lodge, un b&b gestito da Sveinn (architetto) e la moglie (ottima cuoca, la colazione era sublime). La struttura è dotata anche di una mini Spa, un locale lettura immerso nel verde e una cucina comune.

IN VALIGIA: CARTA D’IDENTITA’ E KIT ANTIPIOGGIA

Grazie al Trattato di Schengen, in Islanda si viaggia comodamente con la Carta d’Identità, senza dover scomodare il passaporto.

SVARTIFOSS CON AKU OUTDOORPer il resto, portate con voi più equipaggiamento possibile, kit antipioggia, cibarie di pronto consumo e abbigliamento vario da felpe calde a maglie più fresche per vestirsi, come si suol dire, “a cipolla”, anche perché dovrete sempre considerare che qui tutto costa almeno il doppio rispetto all’Italia e dover provvedere a ricomprare quanto si è lasciato a casa, non è carino. Potete lesinare solo sul materiale da campeggio come nel mio caso (un po’ per ragioni di spazio e un po’ per ragioni igieniche), qualcosa portata da casa (sacco a pelo, lucine frontali, ecc), ma per la gran parte noleggiato a Reykjavík (tende, materassini, kit per cucinare, sedie pieghevoli, ecc.)

Se invece non siete attrezzati per il freddo e volete un “rinforzino”, potete sempre optare per l’acquisto di un lopapeysur, il maglione tradizionale islandese, alla “modica” cifra di 170/180€ che è da considerarsi anche un bel souvenir. Altrimenti troverete i brand islandesi 66 North e Cintamani dove potrete togliervi qualsiasi sfizio anti pioggia e freddo. Per ogni acquisto, vale comunque sempre la pena di considerare il Tax free refund, che ammonta ad un max del 15% della spesa. Ricordatevi di richiederlo per importi superiori a 4.000 corone islandesi (30 € circa):

LIBRI E FILM: ISPIRAZIONE PER TUTTI

PECORE LUNGO VIAL’Islanda è da sempre una fonte d’ispirazione per artisti di tutti i tempi. I migliori fotografi di tutto il mondo vengono qui per mettersi alla prova con i suoi panorami incontaminati. Pittori amatoriali e professionisti si appostano ogni dove per cercare il soggetto per il quadro perfetto alloggiando in residenze d’autore e infine scrittori di ogni genere hanno scritto dell’Islanda.

Fra gli autori più celebri Jules Verne, che dal vulcano Snæffel fa iniziare il suo “Viaggio al centro della terra” e Wystan Hugh Auden con “Lettere dall’Islanda”.

La lettura da me più consigliata, per chiunque voglia partire verso il 64°-66° parallelo, “Tutta la solitudine che meritate. Viaggio in Islanda” (2014) del professore Claudio Giunta e Giovanna Silva, cui si devono le fotografie. Un libro che ha qualcosa in meno di una guida di viaggio, ma assolutamente qualcosa in più di un semplice diario di viaggio, perché ti cala nell’Islanda più autentica e ti spiega il senso che è troppo spesso invisibile ai più. Un libro scritto da chi questo paese lo conosce bene, lo ha immortalato, ma soprattutto lo ha vissuto con passione.

Ecco alcuni passaggi emblematici: “Il senso di solitudine è acuito dall’ampiezza dello spazio che si riesce ad abbracciare con lo sguardo. E la percezione di uno spazio vastissimo è acuita dal fatto che non incontra ostacoli” e ancora “Nell’immagine che ho dell’Islanda mi ha sempre attratto l’idea della scarsità, perché l’idea della scarsità contiene l’idea della virtù, e l’idea della virtù contiene l’idea di una vita retta e felice. Per questo, tra tutte le cose viste nel primo soggiorno, quella che ricordavo meglio erano i due adolescenti col loro cartoccio di rapanelli.”