Ci sono luoghi in cui se anche il tempo si fermasse, non ne cambierebbe il fascino e non ne muterebbe la forma; luoghi in cui forse il tempo si è già fermato e le persone si muovono naturali a braccetto col passato. Uno di questi luoghi lo troviamo nella Città Vecchia di Bari le cui radici affondano nella storia e parlano di greci, bizantini e di racconti di mare.
IMPRESSIONI: DAL MERCATO DEL PESCE ALLA CITTÀ VECCHIA
Sono le ore 7.30 del mattino e passeggio entusiasta verso “Nderre alla lanze”, il mercato del pesce, che ogni giorno popola il molo di San Nicola. Giro l’angolo dietro l’imponente edificio del Teatro Margherita e davanti a me si apre tutta la calma surreale del Lungomare Araldo di Crollalanza. Qui, sotto la struttura del vecchio mercato trovo un uomo che pulisce e sistema delle casse. Mi guarda dapprima incuriosito, poi capisce la delusione che si legge nei miei occhi. “Voleva il pesce vero signorina? Allora deve ritornare alle 9”. “Grazie!” Rispondo io. Ok, se la prendono comoda da queste parti, peccato perché io più tardi proprio non posso. Avrò anche più tempo per un bel giro della Città Vecchia, mi dico fra me e me… Così è stato.
La Città Vecchia di Bari si trova in un promontorio disegnato dal mare ed è circondata da un’antica muraglia fortificata. Al suo interno si alternano un dedalo di viuzze, cortili caratteristici, qualche tabernacolo rigorosamente addobbato con fiori e merletti, anziani fuori dall’uscio intenti a discorrere in un dialetto a me incomprensibile e infine chiese, tante chiese (se ne contano 40 in città).
Per lanciarmi nel labirinto di vie del centro scelgo l’accesso da via Corridoni, più riservato di quello della bella Piazza del Ferrarese e subito mi dirigo verso il Castello Normanno-Svevo, “u Castídde”, voluto dall’Imperatore Svevo Federico II. Questa imponente costruzione affonda nella storia del XIII secolo e sopravvive a margine del centro storico, oggi come allora possente e inespugnabile. E dico inespugnabile non a caso, perché avendone percorso 3/4 del perimetro e non avendo trovato un’apertura se non fossati, prati e parchi, il castello, complice il caldo, ha avuto la meglio su di me. Dopo questo piccolo ammutinamento personale mi ributto nel centro. Ci sono solo io, la pietra, qualche anziano e qualche ragazzino che, a scuole oramai finite, ne approfitta per scorrazzare libero in città (qui si può a quanto pare).
Mi perdo quindi letteralmente per le vie del centro, fintanto che non mi imbatto nella Cattedrale, la Cattedrale di San Sabino; uscita anch’essa pressoché intatta dal XIII secolo con la sua imponente cupola bizantina (alta 35 metri) e la cripta che conserva le reliquie del santo.
Segue la scoperta della Basilica romanica di San Nicola, seconda non certo per bellezza rispetto alla prima, e dichiarata chiesa giubilare per l’anno in corso. Come nel caso della Cattedrale, anch’essa custodisce al suo interno le spoglie del santo dal 1087, anno in cui 60 marinai baresi rientrarono trionfalmente dalla spedizione in Turchia con la salma tanto venerata anche dai greco-ortodossi (la Cripta è riservata proprio alle loro funzioni). È la prima settimana di maggio che onora questa ricorrenza e si festeggia con una parata in costumi storici che scorta la statua del santo fino al mare. Ma i pellegrinaggi in onore di Nicola non si esauriscono qui e sono molti i visitatori che si conducono sin qui incrociando meridiani e paralleli.
Dopo questo momento di pura sacralitá raggiungo infine Piazza Mercantile, sede amministrativa della cittá in epoca medievale, dove affaccia anche il bel Palazzo del Sedile dei Nobili. Qui mi concedo un buon gelato nel bar Martinucci per sconfiggere il caldo e mi incammino verso la bella Muraglia via Venezia che abbraccia la città vecchia, fermandomi proprio laddove tutti partono, guardando il mare.
Cos’altro dobbiamo svelare della Puglia? Forse tutto. Forse abbiamo colto solo una piccola parte. Forse, come sempre, portiamo a casa una scusa per tornare…
A Bari ci piacciono:
– le corti che aprono lo sguardo a inaspettati angoli sconosciuti;
– la pietra chiara che lastrica le strade donando luce;
– le orecchiette lasciate a essiccare all’aria aperta;
– il profumo di iodio sul Lungomare.
A Bari non ci piacciono:
– la spazzatura abbandonata qua e lá in città;
– la guida sregolata dei locali anche se non si raggiungono comunque i livelli di Napoli…
INCONTRI: DONNE E ORECCHIETTE
Lei non mi ha vista e continua il suo lavoro indisturbata. Io, dal canto mio, non ho voglia di andare allo scoperto e interrompere la magia di quel momento. Sono in un vicolo stretto della Città Vecchia, ad un passo dalla chiesa di San Nicola. Lei, su per giù 80 anni, sparpaglia le orecchiette sulla rete con mosse rapide e decise. Mosse che ripeterà da 60 anni almeno o forse di più. Sì perché le orecchiette quelle vere, come tradizione comanda, si devono lasciare all’aria aperta a essiccare su telai proprio come questo (ma ci vuole quest’aria secca e asciutta altrimenti addio). È la prima volta che lo vedo ed è la prima vedo che ammiro questo rituale. Poi il rumore di una porta che sbatte dietro di me e lei mi nota. Si volta, mi guarda e io le sorrido. “Le chiancarelle eh …” Mi dice. E io le sorrido di nuovo, come quella che non ha capito, colta peraltro in fallo con la macchina fotografica in mano. Non sapevo cosa mi volesse dire, scopro solo una volta a casa che quello era semplicemente il termine barese per dire “orecchiette”.
CUCINA: DENTRO E FUORI DALL’ORDINARIO
Oltre alle orecchiette rigorosamente preparate con cime di rapa bollite, saltate con acciughe in padella e condite con abbondante olio extravergine d’oliva, si aggiungono tanti altri piatti pugliesi di facile reperimento qui a Bari. Pesce cucinato il tutte le forme e sapori, panzerotti fritti (ottima alternativa ai fast food) e chi più ne ha più ne metta. Per star “leggeri” mi consigliano addirittura di optare per un riso patate e polpo! Per star leggeri…
Restando nel perimetro dei sapori tradizionali, reinventati però secondo ricette non convenzionali, bisogna uscire di qualche centinaio di metri dalla Cittá Vecchia (magari attraversando il percorso pedonale di via Sparano) fino ad arrivare al Frulez (http://www.frulez.it).Una vera e propria boutique del gusto per palati vegetariani e non solo. Frulez è un “green bistrot” in via Umberto I, 14. Frutta e verdura sono interpretati mirabilmente, l’atmosfera è giovane e la fantasia non manca. Da non perdere: gli hamburger di riso che si sciolgono in bocca. Io ho provato quello con branzino, alghe e maionese!
GUIDA ALL’USO: COMODA BARI
Bari è una di quelle città fortunate del Sud. Fortunate perché sono comodamente raggiungibili con ogni mezzo a disposizione: aereo in primis, ma anche treno, oppure tutti e due messi assieme. Certamente l’aeroporto di Bari Palese assolve il suo compito egregiamente ma ancor più mirabile è il treno che collega Barletta a Bari centrale, passando dallo scalo aereo, e con soli 5 € e 18 minuti ti porta al centro senza neanche accorgertene.
Quanto ai mezzi a noleggio, sconsiglierei la guida per le vie del centro. Meglio abbandonare la macchina in Corso Vittorio Emanuele e di qui partire alla scoperta della città a piedi.
Infine, per chi abbia voglia di avventurarsi nella campagna, a 39 km da Bari, fra i vicoli di Corato, a due passi da Castel del Monte, troviamo il B&B “Lavorare Stanca” dove, al di là del nome non convenzionale, viene offerta un’ospitalità speciale del tutto convenzionale (http://www.lavorarestancabnb.com/it/484025/pietra-viva).
IN VALIGIA: TUTTO QUELLO CHE CI STA
Una valigia per la Puglia deve essere leggera per definizione perché al rientro si deve mettere in funzione il teatrino del “Benvenuti al Nord” portando con sé almeno taralli, orecchiette, olive verdi sotto vuoto. Insomma tutto quello che può stare in valigia senza creare danni e versamenti.
Quanto allo shopping modaiolo, per le vie del centro vale la pena farsi una bella passeggiata in via Sparano da Bari, tutta pedonale e affollata di negozi di tutti i tipi e per tutti i portafogli, soprattutto ricca dei brand più convenzionali. Mentre spostandosi nelle traverse che incrocia si trovano anche negozi “diversi”, dove i locali hanno messo a frutto la loro originale creatività. Lasciate stare invece la Città Vecchia per lo shopping. Finirete solo per imbattervi in qualche triste souvenir e una cartolina. Poco più.
LIBRI E FILM: UNA REGIONE CHE LEGGE POCO…
Sovversivamente rispetto ai dati che allarmano sul basso tasso di lettori nella regione Puglia, è nato il progetto “Inchiostro di Puglia” e il libro pubblicato da Caracò Editore (http://inchiostrodipuglia.weebly.com)
Trattasi di una serie di 35 racconti firmati da autori pugliesi tutti diversi per genere e forma. Un libro che racconta di questa terra attraverso le emozioni per emozionare a sua volta il lettore. Cercate l’hashtag #InchiostroDiPuglia e scoprite di questo interessante progetto di Michele Galgano.