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NUOVA CALEDONIA: IL FASCINO DELLA LONTANANZA

5 motivi per amare la Nuova Caledonia, la sua flora, il suo mare e i suoi abitanti. Se la domanda è: vale la pena di fare un viaggio così lungo per arrivare sino a qui? La risposta è sì!

Spostando le lancette dell’orologio indietro di 10 ore troviamo la Nuova Caledonia, Nouvelle Calédonie, per dirlo alla francese. Situata nel cuore dell’Oceano Pacifico, poco al di sopra del Tropico del Capricorno, la sua laguna è oggi conosciuta in tutto il mondo per colori e dimensione (24000 km²). E pensare che sono state scoperte dall’inglese J. Cook solo nel 1774.

Non solo, la straordinaria biodiversità che presenta il suo ambiente marino, le è valsa il titolo di Patrimonio dell’Umanità, iscritto nelle liste UNESCO dal 2008.
Fra le 5 isole principali di questo lontano paradiso tropicale troviamo: Grande Terre, la principale, che si estende su oltre 500 Km di lunghezza, l’Isola dei Pini, e il sotto-arcipelago delle Loyauté-Lealtà con Maré, Lifou e Ouvéa. Completano il quadro gli innumerevoli atolli disabitati e una vegetazione di un verde abbagliante.

Sbarcata in questo paese quasi quattro anni fa, assieme alle mie compagne di viaggio di Donnavventura, mi piace ripercorrere alcuni dei motivi per i quali tornerei sin qui, proprio dall’altra parte del mondo e per i quali mi faccio portavoce della destinazione.

 

FLORA E FAUNA ENDEMICHE

L’endemismo delle Nuova Caledonia è forse il primo motivo che la rende così speciale. Nei suoi mari ad esempio si contano più di 1.000 specie di pesci, 6.500 di invertebrati e quasi 1.000 tipi di corallo. Il fenomeno, dovuto per lo più ad un isolamento che si è protratto per 60 milioni di anni, si ripete anche in superficie, in particolare con numerose specie di uccelli endemici e una rigogliosa vegetazione rintracciabile solo nelle sue foreste. Inutile dire che oggi sono molte le specie protette.
Un semplice bagno nel suo mare può rivelarsi una continua sorpresa fra coloratissimi pesci tropicali e incontri ravvicinati con tartarughe e dugonghi (dei quali si registra una delle più alte concentrazioni a livello mondiale). Figurarsi gli appassionati di diving, che qui non poserebbero mai le loro bombole!

ISOLA DEI PINI

Isola dei Pini è stata battezzata “l’isola più vicina al paradiso” e forse un motivo ci sarà. Contenuta nelle dimensioni, incontaminata e autentica (i pochi abitanti dell’isola sono concentrati tutti attorno alla chiesetta di Vao, capo dell’isola compreso). Di una bellezza dai colori accecanti con le sue acque turchesi e il verde dei pini colonna che si stagliano a corollario delle sue sabbie bianche. l’Isola dei Pini è la destinazione da non perdere una volta sbarcati in Nuova Caledonia. Le sue conifere dal fusto lungo (che si innalzano fino a 45-50 m di altezza), non solo danno il nome all’isola, ma sono al tempo stesso diventati uno dei simboli del paese assieme al “cagou” un uccello endemico della Nuova Caledonia, oggi a rischio di estinzione

Da non perdere certamente sull’isola: la baia di Kanumera, la baia di Kuto e la piscina naturale della baia d’Oro, il cui livello dell’acqua argentata può variare da 20 ad 80 cm a seconda della marea che entra nell’insenatura e nasconde un tesoro di coralli.

Per arrivare sino all’Isola dei Pini si impiegano solo 25 min circa a bordo di uno degli ordinari voli interni della Air Calin. Voto alla compagnia: 6, ma un punto in più va sicuramente alla cortesia del personale di bordo.

 
 

CULTURA KANAK

La cultura Kanak è la vera anima della Nuova Caledonia. Il termine Kanak significa letteralmente uomo, ma questo popolo senza tempo preferisce farsi chiamare Ti-Va-Ouere, ovvero “Fratelli della Terra”. Tale cultura che si basa su trasmissione orale, scambi fra i clan, miti e leggende, viene progressivamente minacciata dal peso del tempo e della modernità. Ma c’è un’altra popolazione che anima la Nuova Caledonia, sebbene concentrati solo su Grande Terre. Sono i caldoche, i discendenti dei primi bianchi arrivati qui circa un secolo e mezzo fa a seguito delle deportazioni nelle colonie penali francesi. Qui gestiscono veri e propri ranch e vivono dell’allevamento del bestiame, soprattutto bovino. Poi ci sono loro: i francesi. Che vengono sino a qua, nella terra che fu loro colonia dal 1853 e se ne innamorano.

SCULTURE IN LEGNO

La tradizione animista è forte in Nuova Caledonia e si riflette anche sull’arte delle isole, soprattutto nelle isole minori. Diffusa in particolare la scultura del legno che ricorre all’utilizzo dell’“houp” (albero endemico della Nuova Caledonia della famiglia delle Magnoliofite). Case tradizionali, maschere, cornici o flèche faîtière sono tipicamente realizzate con questo legno e ispirate alle credenze della società tribale tradizionale, derivante dal ceppo melanesiano e caratterizzata da forme che richiamano il volto umano nelle sue molteplici espressioni. Dove ammirare uno degli esempi più significativi di quest’arte? Sull’Isola dei Pini, dove fu celebrata la prima messa da parte dei missionari che sbarcarono sull’isola nel 1848. È il memoriale della baia di Saint Maurice.

 
 

CENTRO CULTURALE TJIBAOU

Della serie noi italiani siamo ovunque nel mondo o nel mondo lasciamo sempre il nostro zampino… Il Centro Culturale Tjibaou (http://www.adck.nc/), aperto nel 1998, a circa 10 km dal centro di Nouméa è stato progettato proprio da un nostro connazionale, Renzo Piano. Divenuto una delle icone del paese, questo complesso di 10 edifici futuristi e ispirati al tempo stesso alle forme della tradizione locale, è dedicato alla memoria dello scomparso leader del movimento indipendentista Jean Marie Tjibaou e al tempo stesso alla cultura kanak. Ideato con lo scopo di unire la collettività in un contenitore di attività ricreative, esso possiede al suo interno un auditorium, una biblioteca e un’esposizione dedicata alla cultura e alla storia kanak e delle popolazioni del Pacifico.