Le mie impressioni e i miei consigli di viaggio al rientro dalla colorata Curaçao, dove il mare ti accarezza, i pesci ti avvolgono, il vento ti sfiora. Perché Curaçao? Perché quest’isola si gusta tutta d’un fiato, un po’ come l’omonimo liquore. Allora, buon volo verso la perla, anzi, il cuore delle Antille Olandesi.
IMPRESSIONI: “DUSHI” CURACAO
Ore 6.00 del mattino, Milano Linate, l’hostess di KLM legge la destinazione sulla carta d’imbarco e il suo volto si illumina con un sorriso. “Curaçao? Very good!” E io mi dico che il viaggio è cominciato bene. E un viaggio che comincia bene, non può che finire al meglio.
Perché Curaçao? Perché mi incuriosiva, 150.000 abitanti, 70 km circa dal Venezuela, non sapevo altro. Una meta dunque pressoché sconosciuta agli italiani, stessa cosa non può dirsi per gli olandesi, in quanto ex colonia e dal 2010 Entità Autonoma all’interno del Regno dei Paesi Bassi (come la più nota Aruba). L’origine del nome Curaçao è dibattuta: la spiegazione più plausibile è che esso derivi dal portoghese coração, cuore. Quel che sembra essere certo è che l’isola è stata scoperta nel 1499 e qui c’è lo zampino di un italiano, Amerigo Vespucci per la precisione, che solcò questo mare assieme allo spagnolo Alonso de Ojeda.
Ci si arriva su un volo KLM che fa scalo ad Amsterdam e si atterra poco meno di 50 miglia dalle coste del Venezuela. 9 ore di volo dall’Europa, poco più, e siamo nello strascico meridionale dei Caraibi, nel cuore delle Antille Olandesi, Aruba a sinistra, Bonaire a destra, l’Oceano ovunque. Una terra che affiora dall’acqua e che quasi non conosce stagione. Lascio casa nel picco della stagione autunnale, fra le foglie fiammanti che formano un letto scricchiolante e atterro in estate, 8000 chilometri più in là, fra sole, mare, palme e 27°/30° C notte e giorno. A dividerci, “solo” l’Oceano Atlantico e poco più.
Un timbro sul passaporto, qualche lungaggine aeroportuale e sono pronta a scoprire l’isola. Qui non si conosce autunno e non si conosce inverno quindi, ma c’è aria di Natale e la città risulta già bella addobbata quasi anzitempo rispetto ai nostri standard, regalando strani contrasti fra palme e alberi di natale (rigorosamente finti).
La capitale, Willemstad, il maggiore centro abitato del paese, è iscritta fra i Patrimoni dell’Unesco. Il suo centro si divide in due anime principali Punda e Otrobanda, separate da “The old swinging lady”, il ponte pedonale e dotato di 14 galleggianti a motore che si sgancia all’occorrenza per permettere il transito di imbarcazioni verso l’interno. Lo stesso ponte che la notte si illumina a festa e incanta i passanti.
A Punda si trova la celebre Handelskade, l’infilata di edifici caratteristici simbolo di Curaçao, dalle forme olandesi e i colori coloniali, il mercato con banchi ricchi di frutta e verdura locale, vivaci viuzze, negozi di souvenir e un bel forte (Amsterdam Fort) con affaccio diretto sul mare. A Otrobanda caratteristiche e strette vie del centro storico convergono in Plaza A.L. Brion che spesso ospita eventi e concerti, a queste aggiungiamo pure il Rif Fort con tanto di centro commerciale integrato che ospita dai brand più comuni alle grandi firme.
Ma il vero motivo per venire a Curaçao sono le sue spiagge, bellissime spiagge, per molti considerate alcune fra le più belle dei Caraibi.
La prima da me visitata, forse anche la più bella, è la spiaggia di Cas Abao. 25 km a nord ovest di Willemstad. Solo qualche dollaro per entrare e poi, parcheggio, ombrelloni, spiaggia di sabbia bianca e un mare strepitoso in una cornice da set fotografico. Non per nulla in 4 ore che sono stata lì sono incappata in un servizio con tanto di modella di colore sfavillante. Ma non avevo capito che era solo l’inizio, mi aspettavano ancora l’appartata Playa Kalki, a Westpunt, paradiso dei sub, Playa Grandi dove ogni giorno arrivano le colorate barchette dei pescatori con pesci dalle dimensioni impressionanti, e l’imperdibile Grote Knip, la più grande e che piace sempre a tutti.
Le mie preferite, in realtà? Kleine Knip, con la sua baia pittoresca e riservata, e Playa Lagoon, dove ho avuto il piacere di fare il bagno scortata da una bella tartaruga marina, mentre fuori mi aspettavano numerose iguane, pronte ad approfittare della benevolenza dei turisti muniti di frutta.
Ma il vero innamoramento è stato quello con Klein Curaçao, la “lacrima” dell’isola principale, un’isolotto arido situato a 11 chilometri da Curaçao in direzione sud-est. Due ore, poco meno, di inferno sulla barca che conduce sino qui all’andata (il mare al mattino sembra essere sempre mosso, migliora al rientro nel primo pomeriggio), ma signori miei che spettacolo! Un’isola tutta per noi. Unico abitante: un cane. Uniche costruzioni: un faro del 1850, oggi abbandonato ma di rara bellezza e giusto qualche capanna per ripararsi dal sole.
Curaçao si gusta tutta d’un fiato, un po’ come l’omonimo liquore (che poco ha a che fare con l’isola) e la mia settimana vola… È giunto infatti il mio ultimo giorno: un volo mi attende e rientro nel piccolo ma organizzato aeroporto di Curaçao, Hato.
Una hostess di KLM guarda la mia carta d’imbarco e sorride: “Italia? Oh, I love it”. Era il giusto finale per un viaggio perfetto. Chissà se anche nella “Dushi” Curaçao, la carina Curaçao, come dicono da queste parti, la parola nostalgia suona come Saudaje.
INCONTRI: STORIE DI ITALIANI CORAGGIOSI
Mi sento subito a mio agio fra tutti gli olandesi che mi circondano e menomale perché qui sono in netta maggioranza! Gli olandesi sono un popolo di viaggiatori indefessi ed instancabili e io mi sento in qualche modo “familiare”. Del resto sono proprio loro ad aver colonizzato l’isola nel 1634 e qui in qualche modo si sentono ancora oggi come a casa, nonostante la storia abbia cambiato faccia. In prima battuta perché qui, oltre al Papiamentu (lingua locale ai frutti misti di portoghese, spagnolo, olandese e inglese), tutti i locals parlano correttamente anche olandese. Ciononostante non c’è niente da temere, la popolazione mastica quasi alla perfezione anche inglese e spesso spagnolo (data l’influenza del vicino Sudamerica).
La massiccia presenza olandese, o meglio, la consistente convivenza di turisti da tutto il mondo (ci sono anche tanti americani, tedeschi, brasiliani, ecc.), è stata uno degli incentivi per venire qui e la mancanza di italiani, non lo nego, è stata quasi la leva decisiva.
Per uno scherzo del destino tuttavia mi sono letteralmente circondata da italiani e che italiani! Persone coraggiose che hanno rinunciato alla vita e agli affetti in Italia per scommettere tutto su questa isola lontana e che oggi posso considerare nuovi amici.
Tutto questo è stato possibile grazie al calore e all’accoglienza di Franca e Stefano, che hanno deciso di stabilirsi qui circa un anno e mezzo fa lasciando la loro amata Trieste. Una scelta difficile, perché comportava il rimettersi in gioco, con tanto di figli al seguito. La scintilla con loro è scoccata fin da subito: così tante passioni in comune e così tante esperienze da condividere! Morale: mi hanno presentata a mezza isola, introducendomi a tanti altri italiani che proprio qui hanno deciso di stabilirsi e crearsi il “nido”.
Oggi Franca e Stefano, oltre ad avere aperto un’interessante attività in franchising (v. sotto), gestiscono Sabbie Bianche un’agenzia specializzata nel trovare le sistemazioni più adatte alle esigenze degli italiani in visita a Curaçao, accompagnandoli passo dopo passo e offrendo loro servizi di incoming a prezzi più convenienti. Affidabili e competenti, vi guideranno per mano alla scoperta dell’isola. Se vi ho convinti, visitate il loro sito, e anche se non lo avessi fatto, ci penseranno Franca e Stefano, saranno loro infatti a farvi innamorare dell’isola. Per maggiori info: http://www.sabbiebianche.com
CUCINA: TUTTO IL GUSTO DEI CARAIBI
Prima di partire non pensavo di venire a Curaçao e “mangiare male”, semplicemente non pensavo di venire fin qui e mangiare così bene. Dimenticatevi la cucina italiana, cosa che sconsiglio sempre e comunque quando si viaggia all’estero. Sull’isola anche l’offerta culinaria è il risultato, nonché il riflesso, del melting pot. A Curaçao troviamo infatti sapori della tradizione isolana, così come raffinati locali olandesi dove gustare cucina internazionale, elaborazioni fusion e non ultimi ristoranti sudamericani (frutto dell’immigrazione proveniente in special modo dalla Colombia e dal Venezuela).
La scelta più “audace” è senza dubbio nei piatti della tradizione locale caratterizzata dal limitato accesso alle materie prime che si può riscontrare su un’isola priva di acqua, se non quasi desertica, come Curaçao. Risultato? Qui si mangia un po’ di tutto, anche lo stufato di iguana (c’è un piccolo ristorante per questo a Westpunt, Jaanchies)! Dimentichiamoci per un attimo dell’iguana, per un pranzo all’insegna della tradizione tutta locale è d’obbligo è una tappa a Plaza Bieu a Willemstad, allestito sotto il capannone che ricorda un mercato coperto. Dietro i fornelli: persone colorate dai volti segnati dal tempo, del resto, come dicono da queste parti, la cucina del Plaza Bieu ricorda un po’ quella della nonna. Molti piatti qui sono “a prova di”. Se passate da queste parti mettetevi alla prova con la zuppa di ocra. Non anticipo nulla, dico solo che l’aspetto non è invitante, ma il gusto non lo dimenticherete facilmente. Manco a dirlo poi qui le portate sono decisamente abbondanti e i prezzi sono finalmente accessibili (cosa che non può dirsi per la gran parte dell’isola), con una decina di dollari c’entra anche un dolce, il gustoso pancake alla zucca!
Altro pranzo “audace” è quello che ho gustato a Playa Santa Cruz, a casa del Capitano Good Life (sulla sinistra venendo da terra). E qui di particolare, oltre alla location sui generis (con accostamenti kitsch e raffigurazioni di faraoni), c’è solo il proprietario. Per il resto, la cucina della moglie venezuelana, resta a mio avviso inimitabile, soprattutto grazie al pesce freschissimo appena pescato dal marito e condito dalla splendida vista sulla baia, che personalmente ho trovato deserta.
Quando cala la sera invece? Cena da Ginger (http://gingercuracao.com), dove Paul, il proprietario olandese, vi guiderà alla scoperta di piatti indiani dal retrogusto caraibico. L’atmosfera è calda e rilassata, i tavoli sono sparsi in un bel cortile e la cucina non trova antagonisti. Ampia l’offerta fra carne, pesce e piatti vegetariani (li ho provati tutti e posso garantire). Curato anche l’aspetto delle portate. Niente è lasciato al caso. Spesso Paul organizza anche serate a tema dove è bene non mancare, se si passa dalle parti del quartiere Pietermaai.
CONSIGLI PRATICI: VOLO E HOTEL
KLM collega tutti i giorni i maggiori aeroporti italiani a Curacao con uno scalo all’aeroporto di Amsterdam Schiphol (tariffe in classe economica a partire da € 800 tutto incluso).
Io ho viaggiato in Economy Comfort nei posti situati nella parte anteriore della cabina di classe economica, con più spazio per le gambe e con lo schienale reclinabile il doppio, aggiungendo solo una qualche decina di euro in più. 9.30 ore di viaggio da Amsterdam, e 8.30 ore per rientrare, direi accettabile, soprattutto perchè un momento dopo lo sbarco si è catapultati in un vero paradiso terrestre.
Inoltre KLM è una delle poche compagnie aeree che offre la possibilità di acquistare il biglietto tramite Facebook (https://www.facebook.com/KLM.Italia), senza parlare del servizio di assistenza sul social che risponde in pochi minuti.
Per maggiori info e prenotazioni: www.klm.it o tel. 02 38594998.
Hotel Bijblauw:
Titia e Ruud sono olandesi. Dopo aver vissuto qualche tempo col costante desiderio di cambiare strada nel 2013 hanno finalmente aperto il Bijblauw un boutique hotel nel quartiere di Pietermaai, un quartiere vivo che ha vissuto varie metamorfosi nel corso dei secoli e, dopo un periodo di negletto, è tornato ad antico splendore a partire dal 2000 grazie al recupero e alla ristrutturazione di antichi edifici abbandonati.Oggi ospita interessanti bar e ristoranti, graziosi boutique hotel e sono dell’idea che negli anni si potrà ancora fare molto per quanto è ancora da recuperare.
Ho soggiornato qui un paio di notti e, grazie all’attenzione dei proprietari, ho vissuto in una dimensione quasi familiare. L’hotel è semplice ma molto curato. Non manca niente: le camere sono spaziose e dotate di tutti i comfort (aria condizionata, macchinetta per l’espresso, molto importante per noi italiani!, ecc.), mentre il ristorante offre piatti deliziosi in un connubio perfetto fra cucina olandese e piatti Caraibici, la terrazza sul mare è da sogno e infine, per chi non può rinunciare allo shopping, c’è anche una graziosa boutique che fa tendenza. Per info e prenotazioni http://www.bijblauw.com
Curacao Marriott Beach Resort & Emerald Casino:
Altra storia è il Marriott Beach Resort, situato nella zona di Piscadera, quella dei grandi hotel, questo resort comprende tutto quello che ci si può aspettare da un grande hotel americano: piscina, palestra, ristoranti, casinò e un variegato programma di attività per grandi (spettacolare la sessione di yoga al tramonto) e piccini. Consigliato a chi viaggia con famiglia a seguito e ama il mare “facile”; sconsigliato a chi, come me, ama atmosfere più raccolte e curate (le camere sono un po’ agé).
IN VALIGIA: AQUA SHOP E UNA CHI CHI
L’isola in generale è piuttosto cara. È bene dunque arrivar qui già con tutto quello che potrebbe servire per una situazione di mare: costume, asciugamano, ciabattine da spiaggia, ma soprattutto una buona dose di crema solare dalla 30 in su. Tuttavia se avete dimenticato qualcosa in valigia, niente paura, c’è Aqua Maritime all’interno del centro commerciale del Reinassance. Prodotti di stile del noto brand in voga nell’Adriatico che sanno di mare e d’Italia ma che si adattano perfettamente allo stile caraibico, tanto che è stata pure creata una linea dedicata a Curaçao. Trovate il negozio a questo indirizzo, esattamente davanti al parcheggio del centro commerciale.
Chi Chi è un nome che suona familiare sull’isola, in quanto negli ultimi anni è stato sdoganato come primo souvenir di Curaçao. La chi chi in realtà rappresenterebbe la sorella più grande, una ragazza di colore e dalle forme morbide e abbondanti, che si occupa della cura dei fratelli più piccoli.
Serena Janet Israel, artista tedesca, classe 1971, dopo anni di mare in giro per il mondo, ha scelto di stabilirsi su quest’isola e di dar vita a questa attività creativa. Ha dunque aperto un laboratorio per la creazione di statuine decorate a mano e tutte realizzate da ragazze madri che lavorano operosamente al suo fianco.
Oltre al laboratorio, c’è anche un piccolo Art & Souvenir shop, proprio nel centro storico di Punda a Gomezplein. Se avete estro artistico, potrete prendere parte ai workshop nel weekend e realizzare la vostra Chi Chi. Per maggiori info visitate il sito: www.chichi-curacao.com.
LIBRI & FILM: COME SUL SET DI UN FILM…
Più e più volte nel corso del mio soggiorno sull’isola ho pensato che il suo segreto sta anche nel fatto della mancanza di sovraffollamento. Il ragionamento è avvalorato quando ci si trova soli, avete capito bene soli, in certe baie paradisiache delle quali sembra impossibile essere gli unici avventori (come mi è capitato a Klein Knip e Playa Santa Cruz). Non si sgomita per stendere un asciugamano e il mare di fronte a noi è come un acquario a cielo aperto che invita fra le sue braccia. Morale quindi: a Curaçao ci si sente unici e in quanto tali si può provare quella sensazione di vivere un’esperienza unica.
Chiaro che molto probabilmente le cose cambierebbero se l’isola fosse selezionata come set per film alla stregua di “The Beach”, “Cast Away” o “Laguna Blu”, film che hanno creato il mito e la destinazione.
Manco a farlo a posta in questi giorni Curaçao sta ospitando la crew e il cast del film diretto da Ernest Dickerson “Double Play”, previsto nelle sale nel 2016. Fra gli attori Lou Gossett Jr, Lennie James (attore di The Walking Dead), Melanie Liburd (attrice di Game of Thrones), l’attrice La La Anthony e molti altri. Double Play è ispirato al romanzo ambientato proprio a Curaçao negli anni della transizione dalla colonia allo stato autonomo, creando dunque la riproduzione di un’interessante cornice storica, soprattutto per chi non la conosca. Chissà che questa pellicola non passi alla storia catturando l’attenzione di coloro che credono che Curaçao sia solo il nome di un liquore!
Per le immagini subacquee si ringrazia: Turtle&Ray Productions. Per maggiori info: www.turtleandray.com • www.facebook.com/turtleandray